Ogni impresa può creare tecnologie digitali e dati in modo responsabile o meno.
Dipende dai valori e dalle norme usate nel processo.
Alcuni esempi:
- Sviluppando il mio e-commerce ho valutato come ridurre il consumo energetico?
- Calcolo, e riduco, il tempo perso dei miei lavoratori per il cattivo uso di internet? Possiamo continuare a “non avere tempo” per “risparmiare tempo”?
- Come imprenditore, sono un buon esempio o un cattivo esempio, quando si tratta di non usare l’account aziendale per interessi personali?
Non si tratta di scelte o etichette belle e “carine da avere”. Si tratta di fattori di competizione che creano valore, per vincere sul mercato di domani.
Il PNRR come può aiutare le aziende in questo senso?
Qui un approfondimento.
Cos’è la CDR
Corporate Digital Responsibility – Responsabilità digitale di Impresa
La CDR è l’insieme di valori e di norme che guidano una organizzazione nella creazione e/o nell’uso di tecnologie digitali e di dati (L. Lobschat).
Tutte le imprese ormai creano e manipolano insiemi di dati e sono quindi interessate dal potenziale offerto da una esplicita politica di responsabilità digitale che riduca i rischi e aumenti la capacità di catturare buone opportunità di business. Più opportunità e meno rischi significa più profitto, più stabilità, più efficacia.
Alcune aziende di in Europa Centrale si dotano di politiche di responsabilità digitale (Corporate Digital Responsibility, CDR), e non poche in Italia stabiliscono già buone pratiche che ci servono da esempio.
Programma
Giovedì 21 aprile 2022, ore 14.30 (CET), presso il Salone dei 2000 – Officine ICO, Ivrea
Saluti
- Pietro Jarre: Sloweb, membro Walls Down – Responsabilità digitale dell’impresa
- Rob Price: CDR Manifesto – Storia della CDR in Europa. Prospettive
Esperienze di impresa:
- Charles Radclyffe: Ethics Grade
- Nicola Bonotto: Piano D
- Francesco Ronchi: Synesthesia
- Alberto Trivero: Mailrake, membro Walls Down
- Jakob Wößner: Weleda
- Maurizio Bulgarini: Smart Flow
La diretta streaming YouTube sarà disponibile qui