In campo social Lab Tech : è un programma triennale per individuare le migliori applicazioni Hi-tech al servizio delle imprese sociali e del terzo settore. Già pubblicato il primo report con cui far crescere una cultura dell'innovazione.
Il report si chiama «Tecnologie emergenti per lo sviluppo sostenibile». È stato pubblicato agli inizi di marzo da Nesta Italia, omonima gemmazione della fondazione d’oltre Manica.
Ed è il primo frutto del programma triennale «Social Tech Lab» lanciato insieme alla Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito di Torino Social Impact. Obiettivo dichiarato è «promuovere conoscenza, sviluppo e applicazione di soluzioni tecnologiche a impatto sociale tra gli enti del terzo settore, le imprese e la cittadinanza».
I tre obiettivi
«Una sfida importante», commenta Marco Zappalorto, ceo di Nesta Italia dal quartier generale di via Maria Vittoria a Torino. «Durante il primo lockdown del 2020 – racconta – ci siamo resi conti c’erano molte realtà colpite dal distanziamento e poco strutturate. Social Tech Lab è nato con tre obiettivi. La divulgazione, anzitutto: desideriamo diffondere il nostro primo report, per far capire a tutti come le tecnologie emergenti possano garantire efficacia a ciò che gli enti del terzo settore compiono, anche in merito ai 17 obiettivi dell’Onu sullo sviluppo sostenibile (Agenda 2030). Poi il dialogo: desideriamo ragionare con alcune organizzazioni per individuare bene le loro necessità. Infine, la sperimentazione, per provare sul campo le migliori applicazioni».
Challenge e monitoraggi
Verranno lanciate challenge per individuare i provider di tecnologia più adatti «e stimolare in questo modo sinergie efficienti», aggiunge Zappalorto. Nesta Italia lo può fare grazie anche al progetto europeo Starts con cui sta mettendo in piedi uno Starts Regional Centre in Piemonte. In pratica un hub sperimentale che si propone di facilitare collaborazioni tra imprese, centri culturali, artisti e centri di ricerca. Il report sulle Tech for good, intanto, fornisce già alcune indicazioni. Un esempio? La collaborazione in team multidisciplinari di esperti dei problemi individuati – dalle scienze sociali al design, dalla filosofia dell’informazione all’ingegneria – e delle implicazioni della tecnologia digitale. Con inn ovazione di processo, s’intende. User- e human centered approach, partendo dai bisogni della persona/utente e definendo obiettivi e indicatori d’impatto, per monitorare quanto viene fatto nel tempo.
Le soluzioni Tech for Good
Il cammino è lungo, non semplice, ma la sfida è strategica. Social Tech Lab intende accelerare lo sviluppo e l’utilizzo di soluzioni Tech for Good in maniera sistemica e con interventi localizzati. «Al momento – interviene ancora Marco Zappalorto – stiamo raccogliendo molto interesse. Direi quasi gratitudine per questa iniziativa: si percepiva questa necessità. In questo anno 2021 vorremmo individuare una sfida sociale che diventi oggetto di una challenge nazionale da proporre alla startup di tutta Italia, convogliando energie e innovazione sul nostro territorio. Sarà una azione remunerata e che proponiamo anche a startup solo tecnologiche che però intuiscano la forza del progetto».
Fiduciosi? «Sempre – conclude Zappalorto –, anche se il periodo è difficilissimo. Confidiamo molto nella collaborazione con Torino Social Impact. E poi, se il governo Draghi ha creduto in un ministero per la Transizione tecnologica, a maggior ragione dobbiamo provare a dare concretezza a questa sfida in un ecosistema come quello torinese».
Francesco Antonioli