Il giovane ingegnere torinese Gregorio Pellegrino, Chief Accessibility Officer, si occupa di seguire tutti gli standard e lo sviluppo delle tecnologie. Con lui approfondiamo il futuro e l’impatto sociale di questo impegno. Intervista a cura di Carla De Meo
La disabilità visiva coinvolge nel mondo 253 milioni di persone: il 4% della popolazione. Nel nostro Paese riguarda oltre 1,5 milioni di italiani: 15% ciechi, 85% ipovedenti. Numeri importanti, destinati a crescere per il progressivo invecchiamento della popolazione, che fanno emergere non solo una realtà fatta di bisogni sanitari ma di diritti. Di accessibilità ai servizi. Di accessibilità alle fonti della conoscenza. Di accessibilità alla lettura. Dal 2011 Fondazione Lia, Libri italiani accessibili, creata dall’Associazione Italiana Editori (AIE) e dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI), permette alle persone con disabilità visiva accertata (non vedenti, ipovedenti, dislessici, daltonici) o con altri limiti di lettura dei prodotti editoriali a stampa di scegliere come, quando e cosa leggere.
Le intuizioni
Fin da subito il progetto si è basato su due intuizioni strategiche che hanno permesso alla Fondazione di avere oggi un catalogo di oltre 35 mila libri di 76 editori, continuamente implementato, e di essere punto di riferimento internazionale – all’interno di working group, nei rapporti con la Federazione editori europei e con la Commissione Europea – nel lavoro di ricerca e sviluppo di nuovi formati di produzione digitale e nuove tecnologie di lettura. Lia è infatti un caso di eccellenza internazionale unico perché è stata la prima a investire su questo ecosistema. Ha rapporti con Canada, Paesi nordici, Germania, Francia. Ha prodotto un Paper tradotto in Giappone.
La prima intuizione è stata quella di usare l’Epub, lo standard che gli editori già utilizzavano per gli eBook, per fare in modo che i contenuti editoriali venissero progettati e realizzati in una logica di accessibilità già dalla loro prima pubblicazione, rendendoli disponibili su tutte le maggiori piattaforme di vendita. Fino a quel momento, infatti, l’editore interveniva solo in post-produzione, realizzando successive versioni per gli ipovedenti. Tra i lavori principali della Fondazione oggi c’è proprio quello di controllare l’accessibilità degli eBook e verificare che rispondano a normative e modelli internazionali. La seconda intuizione è stata non “inventarsi” nulla di nuovo ma contribuire a scrivere le specifiche, basandosi solo sugli standard internazionali sui quali Lia è anche coinvolta nella definizione, stesura e promozione. Per permettere agli editori di ottimizzare i costi e agli utenti di avere a disposizione un catalogo ampissimo.
L’accessibilità dei contenuti
«Il tema dell’accessibilità dei contenuti editoriali è molto rilevante nell’impatto sociale», spiega Cristina Mussinelli, segretario generale Lia. «Ma non è sufficiente rendere accessibile solo il contenuto. L’accessibilità in sé infatti non serve, va inserita nei flussi produttivi delle case editrici. L’intero ecosistema deve essere accessibile: siti, librerie, biblioteche. Per questo lavoriamo con tutti gli attori della filiera editoriale, in linea con l’European Accessibility Act. E forniamo la descrizione dei requisiti di accessibilità per permettere a store e biblioteche di far sapere ai clienti che i libri sono accessibili. Ma è la parte più complicata perché non tutti la rendono visibile. Per questo abbiamo dovuto creare il nostro catalogo (www.libriitalianiaccessibili.it). Quando siamo partiti era l’unico sito completamente accessibile che forniva queste informazioni. Stiamo inoltre portando avanti progetti con importanti editori italiani per capire come redazioni e uffici grafici possano pensare alla versione digitale già in una logica accessibile. Altrimenti si rischia la non sostenibilità economica».
Il “cervello” Torinese
All’interno della Fondazione, Gregorio Pellegrino, torinese, Chief Accessibility Officer, si occupa di seguire tutti gli standard e lo sviluppo delle tecnologie. Con lui approfondiamo il futuro dell’editoria digitale accessibile. A partire dagli standard di riferimento che vengono sviluppati all’interno del World Wide Web Consortium (W3C), fondato da Tim Berners Lee. «Come Fondazione siamo molto attivi su questo fronte», afferma Pellegrino.
«Partecipiamo a riunioni settimanali con operatori di tutto il mondo – continua a raccontare –. Ci sono distributori, grandi piattaforme online come Google, Kobo, Apple, produttori di contenuti, editori, organizzazioni specializzate in accessibilità. Per definire uno standard è necessario ottenere un consenso unanime: tutti devono essere d’accordo e interpretare lo standard in modo corretto. Per questo l’operazione è molto lenta. La produzione dell’ultima versione, Epub 3.3, che abbiamo pubblicato lo scorso maggio, ha richiesto ben tre anni di lavoro». Su alcuni standard specifici sull’accessibilità come Epub Accessibility 1.1 Lia è co-editore.
E da poco è stato concluso l’iter per l’avvio di un dottorato che affiancherà il team sulle possibilità che apre l’intelligenza artificiale già utilizzata nel lavoro di controllo qualità e accessibilità (algoritmi che riconoscono la lingua di un testo e valutano se le immagini contengono testo). Le frontiere che si aprono con l’AI sono promettenti. Soprattutto nella lavorazione dei libri complessi come quelli scolastici, dove le immagini (loghi, icone, grafici, disegni, fotografie) devono essere descritte.
Accanto all’editoria digitale, Lia si occupa anche di accessibilità dei siti web come richiesto dall’European Accessibility Act che diventerà obbligo di legge da giugno 2025 per moltissime realtà aziendali. «Abbiamo formato un team interno che si occupa solo del controllo dei siti. Sono molto più complessi dei libri che, una volta pubblicati, sono finiti e generalmente non interattivi. I siti invece sono interattivi e in continuo aggiornamento», spiega Gregorio Pellegrino. «Noi lavoriamo principalmente sui siti del mondo editoriale. Non solo e-commerce ma anche piattaforme universitarie e scolastiche dove l’utente non acquista il libro digitale ma scarica il file e lo legge direttamente sulla piattaforma».
La Fondazione, che si sostiene con pochi contributi pubblici e molti progetti speciali servizi di consulenza, formazione a editori, aziende, istituzioni per supportare il percorso all’accessibilità, lavora su ebook, piattaforme, applicazioni, siti e-commerce, device. Ma il target di riferimento è molto più ampio e da qualche tempo coinvolge anche la documentazione istituzionale delle imprese. Per Terna, Bnl, Cassa Depositi e Prestiti Lia ha reso accessibili pubblicazioni che prima non lo erano. E a breve anche gli istituti di credito dovranno rendere accessibile tutta la documentazione bancaria. «È evidente – conclude Cristina Mussinelli – che l’impatto sociale è ampio. Significa mettere in condizione anche chi vive quotidianamente la disabilità visiva di avere subito a disposizione, con gli stessi tempi e le stesse modalità, contenuti che prima non venivano prodotti o che venivano solo successivamente. Con tempi e costi elevati».
Come è un libro accessibile?
Carla De Meo