La banca di Ceva impegnata convintamente sul fronte della sostenibilità finanziaria ecco le strategie pensate per essere vicino ai giovani, alle famiglie e alle imprese sulla tolda di comando la quarta generazione degli imprenditori cebani, Erica e Simone Azzoaglio, e il direttore generale Carlo Ramondetti. L’età media dei dipendenti è 43 anni, le donne sono 67 e under 38: dal credito agevolato alle sfide della digitalizzazione.
È una banca. Ha scelto di diventare B-Corp, e lo sarà da gennaio 2022. E da qualche settimana è anche diventata partner di Torino Social Impact, con cui ha firmato convintamente il memorandum di adesione. Ha la sede storica e il quartier generale a Ceva, nel Cuneese, ma c’è un attrezzato avamposto nel capoluogo piemontese, in corso Galileo Ferraris, da dove intende essere vicina in particolare a quel sistema di piccole e medie imprese che intendono affrontare con serietà il tema della sostenibilità nei prossimi anni.
Benvenuti al Banco Azzoaglio, banca privata fondata nel lontano 1879 da Paolo Azzoaglio, commerciante, proprietario terriero e immobiliare. All’epoca c’era un curioso con la California, dove molti cebani erano emigrati in cerca di lavoro e di fortuna. Dopo il boom economico del secolo scorso, il Banco Azzoaglio – grazie al valore della “prossimità” sul territorio – ha iniziato a mettere radici solide in tutto il Cuneese e nella vicina Liguria. Adesso è guidato dalla “quarta generazione” della famiglia (con Erica e Simone Azzoaglio sulla tolda di comando), che sta accompagnando la società alla sfida della digitalizzazione e a una convinta “impact economy”, con il sostegno ai giovani, all’education, alle startup, alla cultura.
I valori dell’azienda
«Avevamo già tutti questi valori nelle nostre corde – spiega Simone Azzoaglio – e adesso, al passo con i tempi, stiamo cercando di declinarli con sempre maggiore consapevolezza in progetti e scelte quotidiane che guardano però lontano». La svolta è stata impressa con l’arrivo di Carlo Ramondetti come direttore generale nel 2019, una lunga esperienza prima nel sistema confindustriale e poi nel credito cooperativo. Adesso il Banco Azzoaglio conta 163 dipendenti con una età media di 43 anni, 40 persone sono under 32; le donne, 67 in totale, hanno invece un’età media di 38 anni.
I numeri sono significativi, perché danno il Banco Azzoaglio in forte crescita. La raccolta diretta ha superato ormai 1,4 miliardi di euro, con un balzo di 728 milioni negli ultimi tre anni. Gli impieghi (cioè i finanziamenti concessi) sono a quota 905 milioni (373 milioni in più negli ultimi tre anni). Insomma, si tratta di indicatori di buona salute. «Ci stiamo orientando con decisione verso i nuovi paradigmi della digitalizzazione, della sostenibilità e della innovazione – interviene Carlo Ramondetti -. Dobbiamo essere attenti e disegnare i nostri impegni futuri intorno alla finanza sostenibile. Per questo motivo abbiamo voluto accelerare la nostra certificazione come B-Corp. Perché da questa scelta, che è parte essenziale del nostro piano strategico, può nascere anche una migliore competitività».
Le “ricadute sociali”
Saranno stimolanti, in questa prospettiva, il dialogo e il confronto che potranno nascere con le imprese legate all’ecosistema di Torino Social Impact, in particolare quelle che si stanno impegnando nel terreno della “ibridazione” tra for profit e non profit. «Abbiamo eliminato il “raggiungimento del budget” come obiettivo che rischiava di farci tralasciare l’attenzione alle persone e alle “ricadute sociali” della nostra attività – interviene ancora Carlo Ramondetti – e debbo dire che tutti i nostri dipendenti hanno risposto con grande convinzione, con la conseguenza di ottenere risultati migliori, più disponibilità e maggiore efficienza. Ed è questo il biglietto da visita che ci consente di poter essere impegnati a vasto raggio, dalle partnership sul sociale e sulla cultura, con startupper e giovani imprenditori, nonché in progetti di formazione nelle scuole elementari e medie per insegnare le basi dell’educazione finanziaria».
La cultura del cambiamento
Tutto questo, va da sé, accade in un periodo delicatissimo per il sistema economico, segnato dalla pandemia e dalle tensioni sociali. «La ripresa c’è ed è nervosa – conclude Carlo Ramondetti – ma dobbiamo metterci al fianco di chi guarda al futuro, giovani e famiglie soprattutto. La nostra esperienza si è consolidata nel Cuneese, terra agricola per eccellenza, dove però c’è grande fiuto imprenditoriale e capacità di solidarietà. Sono queste le caratteristiche del nostro modo di lavorare, che intendiamo mettere a buon frutto e a disposizione anche di tutta l’area del Torinese. Il cambio del paradigma economico può scattare anche nei momenti più delicati, come il passaggio generazionale o nell’impostazione di un progetto per ottenere credito agevolato. Ci sono molte imprese che in questi momenti restano sole, mentre c’è bisogno di costruire insieme la cultura del cambiamento. Noi riteniamo di poter essere dei buoni compagni di viaggio».
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